Roma, 14 Nov 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Gianandrea Gaiani – Il dubbio che i membri delle forze speciali si trovassero in realtà a bordo di un veicolo è rafforzato da alcuni elementi. Segue. – La dinamica dei fatti bellici che hanno portato il 10 novembre al ferimento di cinque incursori di Esercito e Marina nel nord dell’Iraq suscita qualche dubbio e perplessità.
Secondo quanto reso noto “il convoglio era composto anche da mezzi blindati, ma l’esplosione avrebbe interessato una pattuglia di militari che stava procedendo a piedi”.
Un particolare che appare sorprendente, come Analisi Difesa ha evidenziato già prima che lo Stato Islamico rivendicasse ’la paternità dell’attentato, dal momento che tutti i militari italiani hanno riportato ferite agli arti inferiori, purtroppo in alcuni casi così gravi di richiedere amputazioni.
Ferite cioè tipiche di chi subisce i danni dell’esplosione di una mina o di un ordigno improvvisato mentre si trova a bordo di un veicolo.
La deflagrazione di una bomba in terreno aperto infliggerebbe ai militari presenti nel raggio d’azione dell’ordigno, ferite anche al tronco, alla testa e alle braccia solo parzialmente protetti da elmetto e giubbotto antiproiettile.
Il dubbio che i membri delle forze speciali si trovassero in realtà a bordo di un veicolo è rafforzato anche da altri elementi. Il 10 novembre il primo comunicato della Difesa riferiva di “un ordigno esplosivo rudimentale detonato al passaggio di un team misto di Forze speciali italiane in Iraq” senza precisare se i militari si trovassero a bordo di un mezzo o meno. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.analisidifesa.it/2019/11/dubbi-e-perplessita-circa-il-ferimento-degli-incursori-italiani-iraq/