Roma, 25 Set 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Francesco Bechis – Alla Sioi un convegno con l’Ambasciata di Norvegia in Italia sull’Artico. (Di seguito l’articolo). – I cinesi vogliono farci passare un tratto della nuova Via della Seta. I russi vantano una flotta da 40 navi, gli americani ne hanno solo una, un po’ malconcia, ma hanno in programma di costruirne altre nove nel prossimo decennio. Norvegesi, danesi, canadesi, svedesi, finlandesi si contendono le (sempre meno abbondanti) risorse naturali nascoste nel sottosuolo, investono nella ricerca scientifica, si spartiscono le zone marittime per la pesca.
È il grande risiko dell’Artico. I ghiacciai del Polo Nord riescono a congelare grazie alla cooperazione nel diritto internazionale anche le più accese tensioni fra Stati che altrove nel mondo sono sul piede di guerra.
Ma al tempo stesso covano una polveriera pronta ad esplodere, anche solo per un incidente. Fino a un decennio fa fra i ghiacciai artici si aggiravano solo navi rompighiaccio militari e commerciali, assieme alle petroliere e ai vascelli recanti squadre di ricercatori.
Oggi ci si può imbattere facilmente in lussuose navi da crociera, spedizioni di turisti o scienziati, imbarcazioni private di ogni genere. E non è una buona notizia.
È il segno inequivocabile, non se la prendano i negazionisti del cambiamento climatico, di un preoccupante innalzamento delle temperature. Che ha aperto rotte prima inaccessibili, come il passaggio a Nord-Ovest fra Canada e Alaska, e la rotta settentrionale in Russia. L’articolo completo prosegue qui >>> https://formiche.net/2018/09/sfida-globale-artico-italia-dovrebbe/