Roma, 12 Apr 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Trattandosi di una situazione davvero eccezionale le Amministrazioni riconoscano pacificamente i loro giusti meriti. (Segue articolo). – Le misure di contenimento dell’epidemia di coronavirus varate dal Governo impongono a tutti noi di rimanere a casa, di mantenere la distanza di sicurezza e, se proprio dobbiamo uscire per ragioni di primaria importanza, di farlo con i cosiddetti DPI, dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti.
In questo modo potremo interrompere la catena esponenziale del contagio e salvaguardare innanzitutto la nostra salute.
Non tutti, però, possono farlo. I carabinieri e i poliziotti, i finanzieri e i gli agenti della Polizia Municipale impegnati in attività di controllo, nei posti di blocco e nel pattugliamento.
Gli appartenenti all’Esercito, alla Marina Militare e i vigili del fuoco che soccorrono e prelevano i malati, attrezzano ospedali da campo o continuano a svolgere i propri compiti essenziali. Gli agenti penitenziari costretti a lavorare senza poter rispettare le distanze di sicurezza, in un clima di tensione senza precedenti.
Tutti loro stanno operando in condizioni di rischio straordinario. La domanda è d’obbligo, dunque: nel caso riportino invalidità da coronavirus, o peggio, decedano, come saranno tutelati loro o i familiari superstiti?
Lo Studio Guerra è da sempre impegnato al fianco dei Servitori dello Stato ed è perciò nostro compito fare chiarezza e rassicurare quanti sono più esposti al contagio e alle conseguenze dell’epidemia: le tutele ci sono e sono giustamente consistenti. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.poliziapenitenziaria.it/coronavirus-quali-tutele-per-i-servitori-dello-stato-impegnati-nellemergenza