Roma, 14 Dic 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Francesco Trotta – Dopo la scomparsa di De Grazia, il pool che indagava sui rifiuti si scioglie. Segue. – È una storia che inizia più di vent’anni fa quella di Natale De Grazia. Più di vent’anni dalla sua morte, avvenuta nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995. Più di vent’anni di depistaggi, falsità e una verità – quella giudiziaria – che ancora non è stata scritta.
Ma l’altra verità, quella storica, emerge poco a poco come gli scogli muschiati durante la bassa marea. Anzi, come un relitto. Come quello di una nave, la “Rigel”, inabissatasi a largo di Capo Spartivento, nelle acque calabresi. La “Rigel” in realtà non è mai riemersa.
O peggio, forse non si è mai inabissata. È (o era) una nave fantasma. Definita la madre di tutte le “navi dei veleni” – termine ormai noto che descrive quelle imbarcazioni affondate in circostanze misteriose con carichi di scorie e materiale altamente inquinante.
Natale De Grazia era un ufficiale di 38 anni, capitano di fregata, lavorava nel pool investigativo della Procura di Reggio per un’inchiesta sul traffico di rifiuti tossici con il magistrato Francesco Neri.
Dotato di un eccellente intuito investigativo e voglioso di arrivare a verità certe, Natale De Grazia nel maggio del 1995 aveva perquisito la casa di Giorgio Comerio, ingegnere di Busto Arsizio, a San Boviso di Garlasco. Comerio è la figura chiave di tante storie oscure dell’Italia a cavallo degli anni ’80 e ’90. L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.cosavostra.it/storie/storia-di-natale-de-grazia/?fbclid=IwAR2JyWzmz0V0agoMNJPb0elH_nhrzvByF56J6ps2-8KNzAblfZg15RjDNDM