Roma, 14 Nov 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Mario Arpino – “Non è mai stato facile, nell’Ue, parlare di Sicurezza e Difesa. Tant’è vero che non esiste neppure il foro per farlo: l’organo che ancora conserva un potere prevalente sulla Commissione e sul Parlamento è il Consiglio, il quale si riunisce in vari formati (esteri, finanze, interni, ecc.), ma non nel formato “ministri della Difesa”. (Segue articolo). – Da quando, nel 2016, era stata presentata la nuova Strategia globale dell’Unione, il vocabolo Difesa (mai amato nei palazzi di Bruxelles) ha ricominciato a fare capolino, e in verità negli ultimi anni le iniziative sono state più d’una.
Ormai si discute apertamente su come migliorare la dimensione della collaborazione nel settore “sicurezza e difesa”, ma le iniziative intraprese hanno riguardato soprattutto approvvigionamento e sviluppo, finanziamenti dei programmi e collaborazione industriale.
Un bel salto di qualità, non c’è che dire, da quando, entrando in uniforme negli ascensori e nei corridoi di quei palazzi venivamo guardati con stupita curiosità, qualche sospetto, distaccata cortesia e forse anche un educato fastidio dagli innumerevoli funzionari in completo grigio a righine che si trasferivano in fretta, lungo i corridoi, da una sala riunione all’altra. Oggi, trascorsi più di vent’anni, mi dicono che non è più così, e questo è senz’altro uno dei progressi della Ue.
Ricominciare a parlare di Difesa comune europea è cosa buona e giusta. Purché si intenda esattamente cosa si sta cercando di dire e di fare, perché lo si fa e in quali tempi, una volta che, passo per passo, se ne siano create le condizioni. L’articolo completo prosegue qui >>> https://formiche.net/2021/11/difesa-europea-arpino/