Diritto militare: Il caso Cucchi

Roma, 25 Ott 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Avv. Marco Valerio Verni – Leggiamo di seguito. – Parlare della vicenda di Stefano Cucchi è molto delicato, sia per la tortuosità della ricostruzione dei fatti che hanno contraddistinto la sua vicenda, sia per le implicazioni mediatiche (e, per alcuni versi, politiche) ad essa conseguenti.

È per questo motivo che mi limiterò ad accennare ad alcuni concetti generali, suddividendo la questione in due parti: quella privata e quella processuale.

Sotto il primo aspetto, ritengo che leggere tante critiche, anche feroci, rivolte ai suoi familiari, riguardanti il loro presunto o meno modo di rapportarsi o di prendersi o no cura di Stefano quando era in vita, sia ingiusto e certamente estraneo all’interesse pubblico sulla questione.

Nessuno di noi può sapere le dinamiche interne alla famiglia Cucchi, come ad ogni altra in genere, gli eventuali sforzi fatti per tirarlo fuori dal mondo che poi lo ha portato alla sua fine, le reazioni dei suoi cari, magari dettate dall’esasperazione o da una precisa strategia, e via dicendo. E certamente nessuno le può giudicare.

Ciò detto, quindi, mi fermo qui e passo al punto successivo, che è quello che, in realtà, dovrebbe interessare la collettività e, quindi, il dibattito pubblico, ossia l’eventuale comportamento criminale dei Carabinieri coinvolti nei tragici fatti ed attualmente sotto processo.

Un interrogativo, questo, tornato prepotentemente in auge dopo che, nei giorni scorsi, proprio uno di essi (il vice brigadiere Francesco Tedesco) avrebbe offerto una nuova testimonianza che accuserebbe i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro di aver pestato Cucchi. L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.difesaonline.it/evidenza/diritto-militare/svolta-nel-caso-cucchi-forse-ma-non-calpestiamo-la-presunzione-di-non

 

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