Roma, 14 gen 2016 – Con gentile richiesta di pubblicazione e diffusione. “Insistere ad accanirsi nel disperato e continuo tentativo di soffocare le voci del dissenso e della denuncia, invece che tentare di capire da cosa nasce davvero un malcontento ormai imperante fra gli Appartenenti alle Forze dell’Ordine, è quanto di peggio si possa fare in risposta a problemi che sono reali e che riguardano non gli interessi personali di singoli Poliziotti, ma in definitiva il diritto dei cittadini alla difesa della propria sicurezza che passa anche e soprattutto attraverso l’adeguatezza delle nostre dotazioni di servizio. Percorrere la strada dell’intimidazione, seguendo il drammatico principio del ‘punirne uno per educarne cento’, senza neppure domandarsi perché si sia giunti al punto di dover assistere a continue denunce ‘anonime’ da parte del personale, che in maniera temeraria arriva ad esporsi in prima persona non ritenendosi più evidentemente tutelato e rappresentato dai propri Vertici, è la riprova di quanto fondato sia tale sentimento di sfiducia e quale senso di abbandono alberghi nelle menti di centinaia di migliaia di colleghi. Un Sistema che bada solo a ‘coprire’ la verità di certe problematiche nascondendole sotto al tappeto, accanendosi contro i propri Servitori senza dargli ascolto e senza rispondere alle loro esigenze operative, non reca certamente un buon servizio al Paese e dunque ai cittadini”.
Questo il commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alla notizia che la Procura di Roma ho disposto il sequestro del filmato relativo al servizio andato in onda il 26 novembre scorso a Piazzapulita in cui un poliziotto, in anonimato, mostrava alcune inadeguatezze dell’equipaggiamento di sicurezza. E’ stata la stessa Redazione della trasmissione televisiva a rendere nota la cosa con un comunicato diffuso ieri in cui è stato chiesto il deciso intervento dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione Nazionale della Stampa in quanto tale sequestro, è spiegato nella nota, riguarda l’intero girato operato per preparare il servizio, in cui mancano gli accorgimenti per garantire l’anonimato del Poliziotto ripreso, e ciò proprio al fine di poterlo identificare. Il giornalista che ha realizzato il servizio avrebbe potuto opporre il segreto professionale, ma il provvedimento giudiziario è stato rivolto all’emittente La7 che, invece, non può esimersi dal consegnare quanto in suo possesso.
“Questo metodo di aggiramento del segreto professionale – lamentano dalla Redazione giornalistica – è gravissimo e mette a rischio il libero esercizio della nostra professione, oltre che le fonti che decidono, proprio perchè tutelate dal nostro segreto, di dare informazioni che, diversamente, non giungerebbero all’opinione pubblica. Tali iniziative sono sanzionate dalla Corte di Strasburgo e dichiarate illegittime dalla Corte di cassazione…”.
“E prima ancora di tutto questo – insiste Maccari –, per quanto ci riguarda, è necessario sottolineare piuttosto la gravità di un atteggiamento teso a mascherare certi problemi, occupandosi solo di voler punire chi tenta di far conoscere la propria difficile realtà lavorativa cui nessuno sembra più badare in alcun modo. Ammettere che esistono dei problemi, che pure non fermano le migliaia di Poliziotti che ogni giorno svolgono il loro servizio con altissimo senso del dovere, ed adoperarsi per risolverli al meglio, è certamente l’unica strada onesta e limpida per fare gli interessi del Paese ed i cittadini sono perfettamente in grado di comprenderlo senza cadere in alcun becero equivoco o alibi di una Polizia che non funziona. Il nostro Corpo continua a svolgere il suo servizio in una maniera mirabile, che il mondo intero ammira, ma non per questo è giusto lasciare irrisolte questioni che ben potrebbero essere affrontate ed adeguate alle reali necessità, abbandonando i Poliziotti ai propri titanici sacrifici personali che gli costano la salute, la vita o la serenità anche quando potrebbe non essere così. Si può continuare a concentrare tutti i propri sforzi per destituire colleghi che commentano su facebook, o per punirne altri che indossano magliette dei fan club della Polizia… ma questo non farà che confermare l’assoluta inadeguatezza e la codardia di un Sistema che ha paura che i cittadini guardino al suo interno senza i filtri imposti dal regime”.
Con gentile richiesta di pubblicazione e diffusione.