Roma, 08 Ago 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Antonino Caffo – Come funzionano i droni del fallito attacco a Maduro. Seguiamo. – Il tentato attacco al presidente venezuelano Nicolas Maduro del 4 agosto è il primo, per quanto ne sappiamo, veicolato tramite droni di uso comune.
Il video che ha fatto il giro del mondo mostra Maduro, la moglie Cilia e i capi dell’esercito bolivariano presi dal panico quando, nei cieli di Caracas, esplode un numero imprecisato di droni. Droni che, a due ore di distanza, lo stesso presidente etichetterà come tentativo di uccidermi.
Resta un interrogativo, bello grosso, sulle modalità con cui i presunti terroristi avrebbero voluto colpire le autorità alla parata: l’esplosione faceva parte dell’attentato o è avvenuta quale controffensiva da parte dei militari sentinella? Quel dj è una bomba. Come hanno spiegato le agenzie nazionali, sono almeno sei le persone fermate per il lancio dei droni suicidi. Gli esemplari sono due, entrambi DJI M600, dotati di 1 kg di esplosivo C-4, capace di coprire un raggio di 50 metri. Il DJI M600 è generalmente considerato un drone di livello professionale, principalmente per cineasti e fotografi, ma ha una solida struttura e può gestire un carico utile relativamente pesante.
Arma fai-da-te. Facilmente trasportabili e occultabili, i droni fai-da-te non sono una novità per hobbisti e appassionati. Il problema è che con qualche aggiunta, questi piccoli velivoli possono davvero far male a qualcuno, anzi a più di una persona. Grazie a schede programmabili a basso costo, come le Arduino, con circa 18 dollari si costruisce un drone funzionante, all’occorrenza pure resistente all’acqua e dotato di carrellino per ospitare arnesi da pochi grammi. L’articolo completo prosegue qui >>> https://mytech.panorama.it/sicurezza/droni-maduro-venezuela/