Catania, 12 Apr 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Tutte le sigle sindacali denunciano una serie di inadempienze e ritardi. Segue. – Distanze non rispettate, tamponi in ritardo di 14 giorni, rischi di contagi a catena. Il quadro in cui il vigile del fuoco catanese Giuseppe Coco ha contratto il coronavirus e ne è stato ucciso disegna una serie di negligenze denunciate da tutte le sigle sindacali (Fp Cgil, Fns Cisl, Uilpa, Usb, Conapo e Confsal), per una volta unite nel chiedere “se sia stato fatto davvero tutto da parte di chi aveva il dovere di tutelare la salute di Giuseppe”.
“La morte del collega – si legge nella nota – evidenzia l’estrema difficoltà di effettuare tamponi agli operatori dei Vigili del Fuoco, e non nei casi estremamente necessari, ovvero soltanto tre”.
“Giuseppe Coco – spiegano le sigle sindacali – è stato sottoposto al test che ha verificato la positività al COVID-19 con un ritardo di due settimane da quando il collega, a causa dei forti malori che accusava e delle condizioni che peggioravano, si è recato di propria iniziativa presso l’Azienda Ospedaliera ‘Cannizzaro’ di Catania”.
Il vigile del fuoco era tornato da Roma, dopo aver partecipato a un percorso formativo presso le strutture delle Scuole Centrali Antincendi: qui, pochi giorni dopo, si sarebbero riscontrati diversi casi con sintomi di tipo influenzale e due casi di positività, ma quel corso non fu sospeso: una decisione, si legge nella nota, “non consona ai caratteri d’urgenza che la situazione richiedeva e meritava”. L’articolo completo prosegue qui >>> https://palermo.repubblica.it/cronaca/2020/04/11/news/coronavirus_catania_vigile_del_fuoco_morto_i_sindacati_denunciano_tampone_solo_dopo_14_giorni-253735978/