Estero: Il conflitto sul Mar d’Azov

Roma, 28 Nov 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Emanuele Rossi – Il punto di Paolo Magri, direttore dell’Istituto per gli studi di politiche internazionali. (Segue articolo). – Il parlamento di Kiev, su indicazione del capo dello stato Petro Poroshenko, ha approvato la legge marziale sulle aree del Paese che confinano con la Russia, una risposta severa all’azione aggressiva con cui battelli russi hanno sparato contro tre navi militari ucraine vicino allo Stretto di Kerč, l’imbuto che chiude il Mar d’Azov verso la penisola della Crimea e blocca il passaggio da e verso il Mar Nero.

Il bacino è diventato il più caldo dei fronti aperti tra Mosca e l’Ucraina, oltre alle trincee del Donbas (la regione orientale dove i ribelli filorussi ancora combattono il governo centrale) e alla Crimea, appunto, la penisola che la Russia ha illecitamente annesso al 2014.

“Le tensioni nei territori meridionali dell’Ucraina occupati dai ribelli non si sono mai sopite”, spiega a Formiche.net Paolo Magri, direttore dell’Istituto per gli studi di politiche internazionali, Ispi, think tank italiano tra i più blasonati in Europa.

“In questo clima di tensione permanente – continua Magri – l’Ucraina si avvia alle elezioni presidenziali, con Poroshenko in difficoltà nei sondaggi. Per Mosca ciò che è successo nel Mar d’Azov è quindi una provocazione, una prova di forza del presidente per ricompattare il Paese (e magari rimandare il voto con la legge marziale); per gli Ucraini, che considerano la Crimea territorio nazionale, un’ordinatoria operazione navale sulle coste. Il risultato è comunque un salto di qualità del conflitto, con forze ufficiali in campo che si confrontano apertamente”. L’articolo completo prosegue qui >>> https://formiche.net/2018/11/ucraina-legge-marziale-magri/

 

Condividi questo post