Roma, 14 febbraio 2025 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – La guerra in ucraina vede spiragli di pace, le grandi potenze tessono i primi contatti e gli USA puntano alle terre rare dell’Ucraina per la ricostruzione.
La recente proposta del Presidente statunitense Trump di condizionare futuri aiuti all’Ucraina in cambio di terre rare può sembrare a prima vista una bizzarria. E, chissà, forse lo è; o forse no, dal momento che il Presidente ucraino Zelensky pare aver risposto positivamente all’idea. Perché?
Semplicemente perché, se parliamo non soltanto di terre rare propriamente dette, ma, più in generale, di minerali critici, si parla di un settore che, negli ultimi 5 anni, è raddoppiato nel suo valore globale, raggiungendo l’attuale strabiliante cifra di circa 320 miliardi di dollari. Soprattutto, questa è valutata dagli esperti come destinata a raddoppiare ulteriormente nei prossimi 5 anni.
Non è un mistero che la strategia dell’Amministrazione statunitense di potenziare la manifattura nazionale dipenda in misura rilevante dall’accesso a tali minerali al di fuori dei tradizionali canali sinora relativi a Paesi (o vie di traffico) instabili, o, comunque, ricadenti sotto l’orbita di competitor strategici (quali la Cina, ma non solo: vi è in qualche caso anche la stessa Russia).
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