Roma, 1 novembre 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – La guerra nella sua atrocità di battaglie cruenti registra anche atti compiuti a danno della popolazione civile in particolare da parte dei russi.
Nel conflitto in Ucraina, le conseguenze della guerra non si sentono solamente lungo la linea del fronte e nelle aree circostanti. Anche nei territori ucraini sotto il controllo di Mosca il peso dell’occupazione si fa sentire. Soprattutto nella cruenta forma della repressione. Non è certo una novità che il Cremlino miri ad estinguere l’identità ucraina attraverso tattiche come la propaganda, l’imprigionamento, la rieducazione, la tortura, e ancora l’imposizione obbligatoria della cittadinanza russa e l’invio forzato dei bambini a vivere in Russia.
Il lavoro di un team di reporter, rilanciato dal New York Times, ha provato a far luce su questa realtà, attraverso numerose interviste con ex detenuti, organizzazioni per i diritti umani e funzionari ucraini dell’Ufficio del Procuratore Generale, dei servizi segreti e dei difensori civici, rivelano un sistema di repressione altamente istituzionalizzato, burocratico e spesso brutale, gestito da Mosca per pacificare una porzione di territorio che si estende per poco più di centomila chilometri quadrati, equivalente a circa un quinto dell’intero territorio ucraino, in cui risiedono più di quattro milioni di persone.
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