Il calvario dello smaltimento delle scorie nucleari italiane

Roma, 22 Apr 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Stefano Agnoli – Si pubblica o non si pubblica? Un po’ come un mistero doloroso, o piuttosto come un lungo calvario, la storia della Cnapi resta senza fine. Che cos’è la Cnapi, acronimo per «Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee»? In sostanza è la mappa dei luoghi dove potrebbe trovare una collocazione il «Deposito nazionale» delle scorie nucleari radioattive. Che cosa dovrà contenere il deposito? Un centinaio di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi di prima e seconda categoria. Questi ultimi perdono la loro radioattività in qualche secolo, cosa che li rende di per sé poco attraenti se non fosse che il deposito dovrebbe poi ospitare anche quelli di terza categoria, ad alta attività e a vita lunga (decadono in migliaia di anni) trasferiti da anni a pagamento e in via temporanea in Francia e Gran Bretagna. La famigerata (e secretata) Carta giace da qualche parte tra la Sogin (la società che ci costa 300 milioni l’anno e che deve smantellare le vecchie centrali nucleari italiane ma che dal 2001 ad oggi non ha smontato neppure un bullone di un reattore), l’Ispra, il ministero dello Sviluppo e quello dell’Ambiente. Il rimpallo avviene da tempo: i criteri per redigerla redatti dell’Ispra sono del giugno 2014 ma poi ci sono state le elezioni regionali del maggio 2015, il referendum costituzionale di dicembre 2016, le politiche di marzo 2018. Che cosa c’entrano? C’entrano, eccome: perché aprire il cassetto e mettere governo, partiti nazionali e periferici, amministrazioni regionali e comunali di fronte all’imbarazzo di dover prendere posizione su un tema così delicato? Un potenziale «Nimby»(not in my backyard, fuori del mio cortile, ndr.) di complicata gestione politica se si pensa alle proteste e alla «marcia dei centomila» che la malaugurata idea di costruire un deposito geologico scatenò a Scanzano Jonico nel novembre 2003. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.corriere.it/economia/18_aprile_19/calvario-scorie-nucleari-italiane-562713b8-43ac-11e8-8c6c-5ab8ac5380d3.shtml

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