Roma, 19 Dic 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Maurizio Belpietro – Inchiesta di Maurizio Belpietroi sui militari italiani tornati con problemi seri dalle missioni internazionali e dimenticati. (Di seguito l’articolo). – Li chiamano effetti collaterali. Cioè, conseguenze non previste. Un po’ come quando si prende una pillola per curarsi da una malattia e si finisce vittima di un altro disturbo.
Nei casi che vi racconta Fausto Biloslavo a pagina 12 non si tratta però di una terapia medica che porta con sé reazioni indesiderate. Bensì di conseguenze della guerra sulla vita dei nostri soldati. Sì, parliamo di quei giovani militari che mandiamo al fronte per difendere la pace. Sono migliaia, più di 6.500, dislocati nel mondo in zone di conflitto.
Afghanistan, Iraq, Libano, Kosovo, Libia, Niger: 38 missioni internazionali in 24 Paesi, molti dei quali, per non pochi italiani, sono difficilmente rintracciabili sulla cartina.
Dei ragazzi che spediamo in queste missioni di pace (le chiamiamo un po’ ipocritamente così, forse per minimizzare il pericolo) sappiamo poco o nulla. Non abbiamo informazioni sull’addestramento, men che meno sull’equipaggiamento.
Zero informazioni sulle loro aspirazioni per il futuro, sulle loro fatiche in luoghi non proprio confortevoli. Silenzio assoluto sui rischi che corrono. Ogni tanto fanno notizia perché uno di loro rimane ferito e, in qualche caso, muore. Attentati, incidenti, contaminazioni. Tutto dimenticato molto in fretta.
Ma in realtà, oltre al notiziario scarno delle vittime di guerra in tempo di pace, c’è altro. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.panorama.it/news/cronaca/gioventu-rimossa/?fbclid=IwAR0yQXUxuMcwYssKpzT5zNq4SqbW5TTz5j0-NU306_hLuW1aRnGxkCua-58