Roma, 15 Mar 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Mario Arpino – Il generale Mario Arpino spiega la situazione in Afghanistan alla luce del nuovo piano di Joe Biden. (Segue articolo). – È da qualche anno che, con parsimonia e circospezione, si parla di “accordi di pace” per l’Afghanistan. Se le anime candide accendono il cuore con la speranza, altri, più smaliziati, fanno molta fatica a trattenere un sorriso.
Chi ha ragione? Quando le cose sono così confuse, hanno sempre ragione tutti. Allora è evidente che occorre cercare di riordinare le idee, capire e rimettere ogni cosa al suo posto. Proviamoci.
Che l’Afghanistan sia “resiliente” (aggettivo un po’ abusato) nei confronti della pace ce lo dicono due secoli di Storia, a partire dalle tre guerre del Grande gioco per l’Asia Centrale.
Nella prima guerra anglo-afghana (1839-1842) gli inglesi furono sconfitti. Nella seconda (1878-1880), che aveva lo scopo di contrastare l’espansione russa, dopo alterne vicende, nel 1880 gli inglesi compresero che non era il caso di rimanere sul territorio nemmeno un giorno di più.
La terza volta, nel 1919, furono invece gli afghani che li attaccarono in India con un esercito inferiore in tutto, ma rinforzato da tribù combattive, orgogliose e con forte anelito all’autonomia. Anche questa volta agli inglesi non andò per niente bene, visto che decisero di rinunciare ai propri interessi nel Paese, lasciandolo al suo destino.
Se tale “resilienza” (da qui in poi non userò più questa parola) ha sempre reso durissima la vita al nemico esterno, non è che all’interno le cose vadano meglio.
Il frazionamento delle etnie e dell’Islam, ma anche la compartimentazione del territorio, ostacolano qualsiasi impresa. L’articolo completo prosegue qui >>> https://formiche.net/2021/03/arpino-afghanistan-usa-biden-pace/