Roma, 30 settembre 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Il Libano al centro dei progetti per la ricostruzione dopo l’apocalisse della guerra e della distruzione, restano ancora tanti dubbi.
Stando a quanto riferito da molti media anche in Italia, pochi giorni prima di morire Hassan Nasrallah avrebbe detto di non sapere quanti giorni gli restassero da trascorrere con i suoi compagni, ma che in ogni caso lui avrebbe seguitato a sostenere la resistenza fino alla vittoria. Queste parole confermano in modo impressionante che il leader di Hezbollah è stato un khomeinista di fede apocalittica.
Nel suo discorso apocalittico, infatti, l’ayatollah Ruhollah Khomeini ha fondato una teologia prima di lui ignota. Il suo discorso può essere riassunto così: i martiri non muoiono, ma vanno in una sorta di tempo mediano, quello dove si trova l’imam nascosto, colui che tornerà alla fine dei tempi per far trionfare il bene nel giorno della battaglia finale, il giorno dell’Apocalisse.
Da lì, da questo tempo mediano, i martiri spingono il mondo per accelerare l’arrivo del giorno del trionfo del bene sul male. È esattamente quel che ha detto Nasrallah nelle parole a lui attribuite. Per chi è convinto di questo, il tempo non è lineare, ma procede per urti tra bene e male e il compito dei combattenti è di creare da un urto un urto più grande, fino alla battaglia finale, Armageddon. Così i martiri avvicinano il giorno della resa dei conti, riducono il tempo che è lasciato nel sopravvento delle forze del male, consentono al bene un più vicino trionfo definitivo.
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