Marina Militare: Dal 2003 in prima linea nella gestione emergenze iperbariche

Taranto, 03 Mar 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Il Centro Ospedaliero Militare di Taranto, col suo impianto iperbarico assicura, attraverso un servizio di reperibilità attivo ventiquattr’ore su ventiquattro, il trattamento in emergenza. (Segue articolo). – Nella serata del 23 febbraio 2019 il Servizio di Medicina Iperbarica del Centro Ospedaliero Militare di Taranto è stato allertato dal Pronto Soccorso dell’Ospedale SS. Annunziata per effettuare un trattamento di Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) in emergenza a favore di una famiglia di Lizzano (padre, madre e figlio undicenne), vittima d’intossicazione acuta da monossido di carbonio, verosimilmente legata al malfunzionamento di una “stufa a pellet”.

È stato il padre a dare l’allarme, allertando il 118 dopo aver avvertito in casa un atipico odore di combustione e dopo aver riscontrato gravi manifestazioni di malessere a carico della moglie e del figlio, con i tipici sintomi dell’avvelenamento da monossido di carbonio: cefalea, nausea e transitoria perdita di coscienza.

I tre componenti il nucleo familiare venivano prontamente soccorsi e trasferiti in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale tarantino, dove – contestualmente alle prime cure del caso – veniva attivato il collaudato protocollo che consente l’attivazione dell’impianto iperbarico del nosocomio militare e che prevede la stretta sinergia e collaborazione tra personale dell’amministrazione Difesa (medici, infermieri e subacquei militari e tecnici civili della Marina) ed anestesisti rianimatori, iperbarici, della ASL Jonica.

Dopo l’effettuazione degli esami diagnostici preliminari, i pazienti venivano trasferiti presso l’Ospedale Militare per le tempestive cure del caso.

Come previsto dal protocollo, al primo trattamento iperbarico hanno poi fatto seguito ulteriori sedute di terapia iperbarica, eseguite in più giorni, allo scopo non solo di evitare i rischi immediati derivanti dall’avvelenamento, ma anche il pericolo di conseguenze neurologiche a distanza (la cosiddetta sindrome post-intervallare). L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.liberoreporter.it/2019/03/cronaca/la-marina-militare-e-in-prima-linea-nella-gestione-delle-emergenze-iperbariche.html

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