Roma, 22 Set 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Gianluca Celentano – il primo è deputato al trasporto di una squadra mentre il Buffalo è il più specialistico. Segue. – Anche all’occhio meno esperto appaiono decisamente “extra” i super trucks yankee, prodotti dalla Force Protection, Inc, confluita nel 2011 nella più conosciuta General Dynamics, ovvero la quinta potenza industriale al mondo nel settore Difesa.
Sono due piattaforme simili ma con compiti diversi nel contesto operativo; il primo è deputato al trasporto di una squadra mentre il Buffalo (foto in fondo) è il più specialistico: il suo allestimento principale per 5 soldati più il conduttore è deputato alla bonifica del terreno, ossia è un Anti Improvised Explosive Device.
Osservare da terra questi “autocarri” con tutta la sofisticata tecnologia MRAP (Mine-Resistant Ambush Protected, ndr) allestita, mette una certa soggezione, non tanto per le dimensioni e un’altezza di quasi 4 metri per quanto riguarda il Buffalo, quanto per la linea e le forme simili a quelle dei grandi escavatori da cantiere che catturano lo sguardo quando sono impegnati nei loro pesanti compiti.
A bordo, invece, alla guida di questi insoliti blindati, la sensazione è di onnipotenza e sicurezza, una percezione maggiorata anche dal “muso allungato” che custodisce, a seconda della versione, due tipologie di propulsori tra cui il Cat ad uso industriale.
I motori non sono eccessivamente ingombranti come per tradizione USA, ma offrono un’interessante coppia che si apprezza ad ogni cambiata dell’automatico idraulico Allison 3000 SP a 5 marce con comando digitale sullo spartano cruscotto e la sola posizione di Park inseribile con un pulsante giallo pneumatico a depressione posto separatamente che agisce sui freni e non su di un arpione interno al cambio, come sulle vetture leggere. L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.difesaonline.it/mondo-militare/mezzi/cougar-e-buffalo-tecnologici-ma-non-pi%C3%B9-lo-stato-dellarte