Roma, 17 Ago 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Gianluca Celentano – Sono stati i militari tedeschi del Terzo Reich a investire maggior interesse su questa tipologia di mezzi semicingolati. Segue. – Se il compromesso tra praticità, design, assistenza e affidabilità hanno reso storicamente invidiabile nel mondo la nostra produzione di mezzi commerciali, settore ancor oggi leader nonostante la dolorosa flessione post Covid, è anche vero che che il concetto di piattaforme semicingolate non ha registrato molto successo nel lontano 1940.
In quel periodo l’offerta militare di autocarri 4×4 era poco diffusa e sui terreni impervi, quando la forza umana non bastava, ci si attrezzava in sinergia con altri autocarri o carri armati cingolati per avanzare.
L’utilizzo dei semicingolati adibiti al trasporto di squadre e al traino di pezzi d’artiglieria semovente, rappresenta solo una conformazione di questi veicoli che in altri eserciti sono stati molto più apprezzati anche nelle versioni blindate, se consideriamo i numeri differenti sugli investimenti per la difesa.
Chi durante il servizio militare non ha avuto modo di leggere qualche fumetto di Sturmtruppen? Vi sarete sicuramente soffermati negli spiritosi disegni caricaturali della Wehrmacht a bordo di insoliti autocarri (o motocarri) in parte cingolati, mentre nei musei o ascoltando i discorsi dei veterani del secondo conflitto, questa tipologia di mezzi sarà sicuramente rievocata in onorevoli racconti.
Sono stati i militari tedeschi del Terzo Reich a investire maggior interesse su questa tipologia di mezzi semicingolati, tant’è vero che la produzione italiana di autocarri e la Ernesto Breda, si rivolsero agli alleati tedeschi per ottenere dalla Krauss-Maffei il brevetto sulla trasmissione del moto sul retrotreno. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.difesaonline.it/mondo-militare/mezzi/perch%C3%A9-la-storia-militare-ha-bocciato-i-semicingolati