Roma, 22 febbraio 2025 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – La questione NATO resta un nodo aperto per i paesi aderenti, Trump chiede più fondi, ancora di più rispetto ai valori già concordati e cosa fanno i Paesi Nato?
In questi giorni tutti parlano di percentuali del PIL da dedicare alla difesa. Gli USA chiedono il 5%, c’è chi propone il 3%, senza finora aver neanche speso il 2%. Ma ha senso o sono numeri buttati lì a casaccio?
Da anni ci viene ripetuto il ritornello che “la NATO vuole che venga dedicato il 2% del PIL alle spese per la difesa”. Intanto, ricordiamoci che l’impegno a portare la spesa per la difesa al 2% del PIL entro il 2024 era stato assunto dal presidente del consiglio pro-tempore, Matteo Renzi, nell’ambito del Summit dei capi di Stato e di Governo NATO del 2014 a Cardiff. Tale impegno collettivo da parte dei paesi europei era stato fortemente voluto (termine soft, direi “quasi imposto”) dall’amministrazione Obama.
Ritengo utile ricordare che l’aspetto forse più pregnante (o forse l’unico veramente significativo) del citato impegno assunto nel 2014 in ambito NATO è che almeno il 20% della spesa per la difesa (ovvero almeno il 4 per mille del PIL) entro il 2024 doveva essere dedicato a “defence spending on major new equipment, including related research & development” ovvero all’innovazione nel settore della difesa (riferimento Wales Summit Declaration, art. 14), punto che non mi pare abbia finora ricevuto la dovuta attenzione.
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