Roma, 30 agosto 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – L’Italia ha ricevuto il benestare per l’acquisizione di nuovi Droni Reaper ma resta il dubbio sulla possibilità di armarli in casi di necessità.
Le notizie rimbalzate dagli Stati Uniti riguardanti l’autorizzazione ad una possibile vendita (tramite la procedura “Foreign Military Sales”) di velivoli a pilotaggio remoto MQ-9 “Reaper” (Block 5) ha riacceso il dibattito sull’utilizzo di droni militari da parte dell’Aeronautica Militare Italiana. Per comprenderne portata è sviluppi diviene quindi utile e opportuno inquadrare al meglio il procurement militare italiano relativo ai droni. Considerando che non si tratta di una novità assoluta, poiché l’utilizzo di aerei senza pilota è ormai integrato nella Difesa italiana da oltre un decennio.
L’aspetto che ha destato maggiore scalpore è stato soprattutto l’inversione tra passggio formale di autorizzazione statunitense e mancanza del Decreto ministeriale che il Governo deve sottoporre, obbligatoriamente, al Parlamento per una qualsiasi acquisizione di materiale d’armamento. A prima vista ciò potrà sembrare illogico e non consequenziale, ma considerando scopo e dinamiche delle procedure Foreign Military Sales (FMS) messe in campo dal Governo statunitense per controllare la diffusione, anche agli alleati, di propri sistemi d’arma non si tratta di qualcosa di inedito – anche per l’Italia – o addirittura illegale. In definitiva sia l’approvazione di Washington tramite FMS sia il voto parlamentare sono condizioni necessarie per poter procedere alla firma del contratto e successiva concretizzazione del trasferimento del materiale d’armamento. In alcuni casi la distanza tra questi due momenti può essere anche rilevante, lo vedremo dopo, e si può pensare che le richiesta vengano istruite e fatte partire “in parallelo” non sapendo a priori che tempi siano necessari per concludere procedure di una certa complessità. In particolare quando alle considerazioni tecniche (in questo caso probabilmente secondarie, visto che l’Aeronautica Militare italiana già dispone di velivoli UAV operativi sui cieli d’Italia, anche nella stessa configurazione appena approvata) si devono aggiungere valutazioni di natura politica e strategica. Che anche in questo caso sono state effettuate, come si evince dal Comunicato ufficiale della Defense Security Cooperation Agency: “La vendita proposta sosterrà gli obiettivi di politica estera e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti migliorando la sicurezza di un alleato della NATO che rappresenta una forza per la stabilità politica e il progresso economico in Europa.
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