Piacenza, 23 Lug 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giovanni Bianconi – Durissimo il comandante e Guerini vuole chiarezza sulla catena di comando. (Segue articolo). – L’annuncio del terremoto è arrivato con la telefonata della procuratrice di Piacenza Grazia Pradella al comandante generale Giovanni Nistri: «Stiamo per procedere al sequestro della stazione Piacenza Levante».
Dal quel momento le fondamenta dell’Arma hanno cominciato a tremare, perché un’iniziativa giudiziaria così clamorosa non s’era mai vista, per di più accompagnata dall’arresto di sei carabinieri e altri quattro sottoposti a misure di prevenzione.
Un terremoto che, oltre ai danni, ha scatenato un’amarezza difficile da paragonare ad altri momenti critici già vissuti. Dal «caso Cucchi» in giù. Un «colpo al cuore», confessa il comandante provinciale Massimo Savo. «Incommensurabile discredito», recita il comunicato istituzionale.
«Episodi gravissimi e indegni di chi indossa questa divisa», le parole scelte da Nistri. Perché i sigilli a una caserma rappresentano la ferita più grave che si possa infliggere all’immagine dell’Arma; un fiore all’occhiello strappato, un presidio di legalità tramutato in onta, un simbolo di prossimità e fiducia improvvisamente violato.
Il comandante ha subito chiamato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, chiarendogli che l’Arma era a completa disposizione dell’autorità giudiziaria e avrebbe agito a sua volta con il massimo rigore.
Per reagire al fendente subito e non mettere a repentaglio il buon nome dell’istituzione e il lavoro degli oltre centomila carabinieri traditi dai colleghi inquisiti. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.corriere.it/cronache/20_luglio_23/rabbia-nistriindegni-divisae-ministro-chiedeverifiche-superiori-a83c8bc6-cc56-11ea-81b7-8c245267730d.shtml