Sentenza: Licenziamento per chi usa Facebook al lavoro

Roma, 04 Feb 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Marco Toresini – Leggiamo di seguito. – Galeotto fu quel «like» e chi lo fece. Se per Paolo Malatesta e Francesca da Rimini fu un romanzo d’armi e d’amori a provocare la dannazione eterna, per Michela, un’impiegata di Brescia, segretaria part time in uno studio medico della città, è stata la passione per Facebook e i social network a provocarle un po’ meno aulico licenziamento per giusta causa.

La cronologia del pc. Una «giusta causa» confermata dal giudice del lavoro del tribunale di Brescia nel giugno 2016 e ribadita ieri con il deposito della sentenza di Cassazione, che ha rigettato tutti i ricorsi presentanti dall’ex segretaria con la passione per la rete.

Il caso era finito sul tavolo del giudice del lavoro di Brescia, Laura Corazza, nell’ottobre del 2014, quando l’avvocato Raffaele Marrocco, allora legale della segretaria, chiese il reintegro della donna nel posto di lavoro, spiegando che quel licenziamento altro non era che una ritorsione dopo che la dipendente aveva chiesto all’Inps di poter usufruire dei permessi della legge 104 per assistere la madre malata.

La replica del medico e del suo legale, Diana Della Vedova, stava tutta nella lunga cronologia del computer in uso alla segretaria: 6 mila accessi negli ultimi diciotto mesi di lavoro a social network, giochi, musica e altre attività che secondo il datore di lavoro avevano poco a che fare con le sue mansioni.

Una mole di attività che i giudici hanno quantificato in 16 accessi al giorno (su 6 mila, 4.500 erano solo a Facebook) che per una media di dieci minuti ciascuno hanno finito per minare seriamente l’efficienza della lavoratrice. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.corriere.it/cronache/19_febbraio_01/cassazione-facebook-ore-lavoro-confermato-licenziamento-4b32661a-2632-11e9-9b5e-1a58eb1d569a.shtml?intcmp=googleamp

 

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