Sequestro Moro: perché le prime ricerche fallirono

Roma, 14 Apr 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Edoardo Frittoli – Il rapimento di Aldo Moro aveva colto i Servizi Segreti italiani mentre si trovavano in una terra di nessuno: una fase transitoria e di completa trasformazione. La sensazione che la risposta delle Autorità all’azione brigatista fosse inefficace montò rapidamente in Italia già una decina di giorni dopo la strage di via Fani. Ma ciò che lascia maggiormente perplessi rileggendo le cronache di 40 anni fa è che tutto quello che fu costruito per combattere il terrorismo in quasi un decennio di strategia della tensione era stato decisamente indebolito in quella cruciale primavera del 1978. Il motivo della transizione era dovuto alla riforma dei Servizi, che prevedeva un vero e proprio smantellamento degli organismi precedenti e la formazione dell’UCIGOS (Ufficio Centrale per le Investigazioni Generali e per le Operazioni Speciali). La situazione dei Servizi Segreti. Poco prima del rapimento di Moro diversi funzionari chiave dell’ex Sisde erano stati trasferiti ad altri incarichi. Si trattava di dirigenti molto attivi nell’antiterrorismo sin dalla strage di Piazza Fontana. Uno di loro, Guglielmo Carlucci (ex vicecapo del Sisde) si trovava in Questura a Milano la sera della morte di Pinelli. Si diceva sapesse ogni dettaglio sull’organico delle Br, tuttavia allo scioglimento del Servizio era stato assegnato alla Criminalpol. Il 10 gennaio 1978 era stato trucidato a Torino proprio dai brigatisti rossi il Maresciallo Rosario Berardi, uno dei massimi esperti dell’eversione terrorista, mentre il suo collaboratore più stretto Giorgio Criscuolo era stato inviato in un commissariato di provincia, proprio come il suo collega toscano Giuseppe Joele. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.panorama.it/cultura/sequestro-moro-perche-le-prime-ricerche-fallirono/

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