Roma, 22 gennaio 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Ci sono tante leggende su nomi famosi anche del passato, ma resta il fatto che spesso si scoprono personaggi intenti a raccogliere informazioni per altri paese, come la Russia.
Alberto Sordi fu sospettato di essere una spia al servizio dell’Unione Sovietica. Incredibile ma vero è successo in Svizzera sessant’anni fa e le autorità elvetiche gli negarono il permesso di costruire una casa per le vacanze nel cantone di Uri.
La cosa più ridicola è che i sospetti su Sordi nacquero per l’unica volta in cui era stato comunista e cioè nel film “Una vita difficile”. Pensare che lo fosse anche fuori dal set è come credere che Johnny Depp faccia davvero il pirata nel Mar dei Caraibi. Però si era in piena guerra fredda e il timore dello spionaggio sovietico era talmente diffuso da rasentare la paranoia.
Oggi la psicosi non c’è più e neanche l’URSS. Ma le spie russe ci sono ancora, continuano ad agire nell’ombra e se ne parla soltanto quando una di loro viene scoperta. La minaccia dell’intelligence moscovita viene sottovalutata e per rendersene conto occorre leggere “La stagione delle spie. Indagine sugli agenti russi in Italia” di Antonio Talia (Minimun fax, 257 pagine, 18 euro). Il libro non è un collage di notizie già apparse sui giornali.
Come è metodo di lavoro di Talia e come s’era già visto in “Statale 106” è un’inchiesta a tappeto che rivela vicende, protagonisti e retroscena finora sconosciuti. E per essere onesti tocca ammettere che finora se ne sapeva veramente poco a cominciare da chi tira i fili dello spionaggio russo.
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