Roma, 03 Ott 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Umberto Rapetto – Intervenire al più presto per fermare questo triste fenomeno sempre più attuale. Segue. – Decine di suicidi ogni anno sono il termometro della salute di una organizzazione.
Se eventi così drammatici si susseguono in un contesto insospettabile, la situazione non può rimanere sottaciuta.
Parliamo di una realtà i cui successi quotidianamente riportati dalla stampa lasciano immaginare uno straboccante senso di soddisfazione, una forte motivazione, un infinito spirito di squadra: è l’abbacinazione di cui finisce preda chi osserva la Guardia di Finanza con gli occhi incantati dello spettatore distante.
Oggi l’ennesimo episodio. Per me qualcosa di troppo diverso dall’esclamare uno sbigottito ma semplice “di nuovo?!?!?”.
Hanno trovato esanime un mio amico. Un buon amico e non un semplice collega, che domenica mattina alle 12.52 mi salutava via WhatsApp dalla Piazza Garibaldi di Orbetello. Hanno rinvenuto il suo corpo nei pressi dei ripetitori televisivi di Monte Argentario. Si è sparato con la pistola d’ordinanza.
Mentre mi chiedo perché non l’ho chiamato invece di rispondere con il solito smile e mi dispero per non aver fatto nulla che cambiasse il corso della sua giornata e della sua vita, sono assalito da mille perché. Gli stessi perché che si sono domandati altri in tante e troppe occasioni del genere.
Impossibile trovare una risposta. Non mi chiedo il perché del gesto, evidente frutto di una disperazione irreversibile, ma le ragioni per le quali chi gli era attorno nello strano pianeta delle fiamme gialle non si sia accorto del suo profondo stato di disagio. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/01/suicidi-in-guardia-di-finanza-il-malessere-e-diffuso-perche/4662014/