Roma, 9 marzo 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – I tassi offerti dalle banche per erogare l’anticipo del TFS sono in continuo aumento, mentre dall’INPS le attese per l’erogazione, tal volta, superano anche l’annualità.
Anticipi del Tfs a caro prezzo in banca. Sono passati nove mesi dalla sentenza con cui la Consulta ha di fatto bocciato le norme sul pagamento differito del Trattamento di fine servizio agli statali, invitando il Parlamento a porre rimedio, ma ancora nessuna soluzione si intravede all’orizzonte.
Gli statali continuano a dover aspettare anni prima di ricevere la liquidazione, o in alternativa possono rivolgersi alle banche o all’Inps per un anticipo del Tfs. In banca gli interessi però comportano una spesa extra che per 45 mila euro resta stabilmente sopra i duemila euro, per effetto di un rendistato, l’indice sulla base del quale gli istituti di credito calcolano il tasso di interesse da applicare sui prestiti ai dipendenti pubblici, che non accenna a scendere. Al rendistato si somma lo 0,5% di spread e così si ottiene il tasso di interesse.
L’ultimo bollettino di Bankitalia vede a febbraio il rendistato generale al 3,5% circa, dal 3,4% di gennaio. Per la fascia di vita residua più lunga, oltre 20 anni, il rendistato a febbraio è schizzato al 4,3%. Per quella più breve sfiora adesso il 3,4%.
Il salasso
La corsa del rendistato è iniziata nel 2021 e si è intensificata nel 2022. Nel giro di appena 48 mesi l’indice, che fotografa l’andamento di un paniere di titoli di Stato, è passato dal 0,3% al 3,5% circa.
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