Roma, 13 Ago 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – 118 vittime e tante domande senza risposta. Segue. – Venti anni fa, il 12 agosto del 2000, il sottomarino russo K-141 Kursk affondò nel mare di Barents, a nord della Russia, a causa di due esplosioni durante un’esercitazione militare.
Morirono tutti i 118 membri dell’equipaggio: la maggior parte poco dopo l’esplosione, mentre almeno 23 tra ufficiali e marinai morirono invece per asfissia alcune ore dopo che il sottomarino Kursk era affondato sul fondo del mare, a oltre 100 metri di profondità e circa 150 chilometri dalla base di Severomorsk, in Russia.
Il K-141 Kursk era un sottomarino a propulsione nucleare della Flotta del Nord appartenente alla classe Oscar, entrato in servizio nel 1995 presso la base di Severomorsk, era in grado di trasportare e lanciare missili a testata nucleare.
Il 12 agosto il sottomarino era impegnato nel Mare di Barents in un’esercitazione militare navale nella quale avrebbe dovuto lanciare dei siluri da esercitazione (senza carica esplosiva) contro l’incrociatore nucleare, classe Kirov, Pjotr Velikij.
Alle 11,28 locali furono lanciati dei siluri di prova, ma subito dopo vi fu un’esplosione, presumibilmente di uno dei siluri del Kursk, all’interno o nei pressi del sottomarino. A causa delle lesioni allo scafo dovute alla esplosione il sottomarino si adagiò sul fondo a 108 metri di profondità. Una seconda esplosione avvenne all’interno dello scafo 135 pochi secondi dopo la prima.
Le domande. Ancora oggi non si sa quanti fossero i membri dell’equipaggio e quanto tempo alcuni di loro sopravvissero nel sottomarino. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilmessaggero.it/mondo/russia_sottomarino_kursk_118_vittime_20_anni_fa_12_agosto_2000_le_domande-5401156.html