Roma, 28 aprile 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Una possibilità remota, ma attuabile nel caso in cui l’Unione Europea dovesse avviare una procedura d’infrazione per l’Italia, stop ad ulteriori aumenti per pensioni e stipendi.
I fondi per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego sono stanziati da tempo (1,5 miliardi solo per difesa e sicurezza), ma da parte dei sindacati i fondi sono insufficienti. Infatti, le cifre stabilite e già ripartite per il personale delle Forze Armate, di Polizia e Vigili del Fuoco non consentono il pieno recupero dell’inflazione salita ai massimi livelli tra il 2022 e il 2023.
Così i sindacati di comparto sono in agitazione. Mentre il governo spinge per la chiusura dei rinnovi contrattuali entro giugno, i sindacati spingono per avere maggiori risorse. Dalla loro parte, vi sono 10 anni di blocco stipendiale dal 2010, che hanno portato gli stipendi di militari, poliziotti e dipendenti pubblici tendenzialmente al ribasso, la perdita di potere d’acquisto ha fatto il resto.
Perciò, se si aumentano le risorse per gli stipendi dei ruoli non dirigenti, per forza di cosa, il Governo dovrà rinunciare ad altri benefici per i cittadini. Quindi, il taglio del cuneo fiscale e gli scaglioni delle aliquote irpef potrebbero ritornare ai valore pre modifica. Di conseguenza tutti gli stipendi e le pensioni avrebbero un maggiore carico fiscale, limitando nuovamente il potere d’acquisto.
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