Roma, 4 maggio 2025 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Il progresso tecnologico della Svezia è anche militare, il paese diventa cuore pulsante dell’innovazione in contrapposizione proprio alla Russia.
Tanto per dare una pennellata colta all’apparentemente sonnacchioso quadro scandinavo, è necessario tornare col pensiero ad uno degli ispiratori della geopolitica moderna, Rudolf Kjellén2, studioso oggetto di rivisitazioni critiche per i controversi risvolti politici post bellici. Al di là dei luoghi comuni, come immaginare una Svezia così affine al ghiaccio bollente?
Eppure Stoccolma i suoi colpi li ha sempre battuti, anche con spot drammatici e violenti, culminati nel 1986 con l’assassinio, irrisolto, del primo ministro liberale Olof Palme, interprete di una politica aperta, ardita ma evidentemente oltremodo rischiosa. Ricorrendo ad un ossimoro, la Svezia è vivacemente stabile, con una frequenza ordinatamente cadenzata di primi ministri incomparabile con l’italico tourbillon, fino a giungere all’attuale esecutivo di centro destra, vincitore di elezioni legislative unanimemente definite storiche per aver condotto al successo uno dei governi più conservatori capace di mettere in ombra l’osannata generation Greta, grazie al moderato Ulf Kristersson, tenace, ambizioso, ideologicamente duttile.
La narrazione politica che, tra le altre, ha indotto il cambiamento politico ha riguardato il controllo dei flussi migratori, ritenuto poco efficace a fronte del violento impatto politico-sociale prodotto dagli esodi musulmani. Poco sorprendente, quindi, l’ascesa dei populisti di destra del Partito Democratico che hanno posto l’ondata migratoria in relazione con una reviviscenza criminale da record, unitamente alle tensioni che attentano alla sopravvivenza del mitico ma pericolante welfare.
Ineludibile domandarsi come e soprattutto se il processo di assimilazione si sia evoluto o, piuttosto, non sia affondato come il Wasa per evidenti squilibri strutturali tra i flutti di una politica socioeconomica fallimentare o di un malinteso politically correct.
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