Forze Armate: Nomenclatura graduati, una riforma necessaria

Roma, 17 Dic 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giorgia Ferri – La modifica della nomenclatura può sembrare una banalità ma è esattamente l’opposto. Seguiamo. – Tutta questa introduzione è necessaria per segnalare un altro grande granchio preso, a suo tempo, dagli esperti di nomenclatura delle Forze Armate, e che continua a perpetrarsi invariato ai danni di tutta la categoria dei graduati delle Forze Armate ma soprattutto dell’Esercito.

L’esistenza e la persistenza di un grado quale: Caporal Maggiore Capo Scelto a Qualifica Speciale farebbe rizzare le orecchie anche ai puristi più accaniti. O altrettanto sgomento desterebbe nei cultori della lingua l’appellativo di Caporale in servizio permanente quando, questi, era il “titolo” con il quale veniva identificato il personale di leva.

Ormai la leva non esiste più, ma questa tendenza, tutta italiana, a complicare senza semplificare è qualcosa che macchia e avvelena il nostro DNA e non consente una reale identificazione del personale con il ruolo di appartenenza.

Motivo che potrebbe indurre gli uomini e le donne che compongono un apparato di professionisti a sentirsi sminuiti o peggio ancora avviliti mediante una terminologia desueta, non in linea con i tempi.

Semplifichiamo. Spostiamoci in uno scenario sensibile, in territori dove imperversa il marasma più assoluto, durante un attacco terroristico.

Se il superiore deve dare un ordine ai suoi sottoposti, mettiamo il caso tutti Caporal Maggiore Capo Scelto a Qualifica Speciale, impiegherà sicuramente più tempo, più energie e più aria nei polmoni rispetto ad una mina o ad un colpo di mortaio lanciato nella loro direzione, con risvolti drammatici ai quali non vogliamo neppure pensare. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.sassate.it/nomenclatura-graduati-una-riforma-necessaria-per-non-cadere-nel-ridicolo/

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