Roma, 15 Lug 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Maria Enrica Rubino – Tutte e tre le proposte di legge includono una definizione e il regolamento dei requisiti richiesti alle guardie giurate per poter svolgere attività di protezione in territorio estero, la disciplina sull’uso delle armi, il tipo di armamento che potrà essere utilizzato e le modalità di comunicazione tra gli istituti di vigilanza e le autorità estere e nazionali. (Segue articolo). – Fino a un po’ di tempo fa erano chiamati mercenari, un termine certamente poco gradito dagli stessi e che, ormai, è usato sempre meno. Oggi li conosciamo come contractor e, ad essere onesti, questa qualifica non sempre rassicura chi ne sente parlare.
Nell’immaginario, o anche nel reale, il contractor è un uomo che il più delle volte ha già avuto un’esperienza nelle forze armate e che si arruola per svolgere servizi di sicurezza per conto di società private in aree di crisi o, in alcuni casi, per combattere, magari al fianco di qualche forza armata, spesso attratto da guadagni che possono raggiungere anche decine di migliaia di euro al giorno e che non si farebbe troppi problemi a premere il grilletto, tanto: “non è tenuto a rispettare alcun codice militare”.
Nel nostro Paese tutto ciò è impensabile. O meglio, non è legale. Tanto che diverse società di sicurezza privata hanno sedi legali in Paesi esteri, anche se spesso a gestirle sono italiani e magari anche ex militari delle forze speciali.
Verrebbe da pensare, quindi, che siano formati in un certo modo, seguendo un addestramento militare rigoroso, imparando a maneggiare le armi come veri e propri soldati. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.reportdifesa.it/sicurezza-internazionale-tre-proposte-di-legge-sui-contractor-attendono-di-essere-discusse-alle-camere/