Roma, 03 Dic 2020 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Luigi Di Stefano – Intanto dall’agosto scorso i due marò non hanno potuto più rilasciare dichiarazioni pubbliche. Segue. – La vicenda dei marò sembra non avere mai fine. Come molti ricorderanno i due militari italiani nel febbraio del 2012 furono accusati dall’india dell’omicidio di due pescatori e incarcerati.
Ne nacque un caso internazionale. Ebbene due servitori dello Stato sono ancora costretti, da disposizione corte suprema indiana, a firmare registro caserma carabinieri ogni primo mercoledì del mese.
Queste firme in caserma sono tanto più assurde se pensiamo che il Tribunale arbitrale internazionale ha dato ragione alle tesi italiane.
L’India non ha più alcuna autorità sui marò. Dunque la giurisdizione sui due è totalmente italiana e non c’è motivo per cui i due marò debbano ottemperare all’obbligo delle firme stabilito da una potenza straniera. “La sentenza della Corte Arbitrale dell’Aia è esecutiva e l’India non ha più alcuna autorità sui due marò.
Ogni misura restrittiva, pertanto, dovrebbe essere tolta. Dovrei leggere le carte per capire meglio, ma mi sembra molto strano che Latorre debba ancora mettere le firme sul registro”, aveva dichiarato il 4 agosto scorso Natalino Ronzitti, professore emerito di diritto internazionale alla Luiss.
Chiaramente questa firma è una questione di dignità nazionale – sentimento che ormai coltiviamo in pochissimi – ma emblematica di come si è svolta vicenda dai primi anni fino al 2018.
L’Italia sui marò a 90 gradi nei confronti dell’India (non solo per le firme). Con l’Italia che ha messo in atto famosa strategia dell’appecoronamento, che è consistita nel fare campagna colpevolista contro i due. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/quelle-firme-devono-essere-tolte-questione-maro-aperta-175648/