Contratto Statali: prima i soldi in tasca, poi le norme

Roma, 1 luglio 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo)  – I contratto degli stati sono ancora in trattativa, e c’è chi desidera avere il prima possibile gli aumenti e poi rivedere la parte normativa.

Per i lavoratori si tratta di un risultato importante e per nulla scontato. Per capire l’eccezionalità del fatto, basterebbe ripercorrere la storia degli ultimi rinnovi contrattuali. Il Ccnl 2008-2009 portò a un aumento medio del 3,2%, ossia di 78 euro lordi al mese. Cifra che per circa 10 anni è rimasta congelata, perché, come sa ogni lavoratore pubblico, per avere un nuovo contratto del Pubblico impiego si è dovuto attendere il febbraio del 2018, quando si ottenne un aumento del 3,48%, cioè di 85 euro e solo grazie alla sentenza della Consulta, che rispose positivamente ai ricorsi presentati da noi di CONFSAL-Unsa, dichiarando incostituzionale il blocco della contrattazione deciso a suo tempo dal governo di Mario Monti. Il contratto successivo, che riguardava il triennio 2019-2021, è stato sbloccato solo a maggio 2022, ben dopo la sua scadenza e ha portato nelle tasche dei lavoratori pubblici un aumento medio di 105 euro lordi al mese, cioè il 4,07% in più.

Le cifre

Ora, come già detto, sul tavolo c’è una cifra complessiva già finanziata che si concretizzerebbe in un aumento di 154 euro mensili, con un incremento salariale del 5,78%. L’obiettivo prioritario, a questo punto, dovrebbe essere chiudere quanto prima un accordo sulla parte economica, facendo in modo che gli aumenti possano scattare, per l’intera cifra, entro la fine di quest’anno. Ci sono ben due ragioni fondamentali per mirare a questo risultato. La prima è rispettare la scadenza del contratto vigente, mettendo fine alla prassi consolidata da troppi, troppi anni, di procedere in regime di prorogatio. La seconda ragione è che i soldi ora ci sono, perché già finanziati con l’ultima legge di bilancio e se si chiude l’intesa ci saranno anche domani, perché l’aumento passerà a regime e dovrà essere per forza rifinanziato. In assenza di accordo firmato, invece, tutto si potrebbe complicare.

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