Da Nassiriya all’Afghanistan: Quante morti! “Mai dimenticare”

Roma, 20 Nov 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Sergio Desiderati – “Ovvia la domanda delle famiglie di quelle persone che hanno perso la vita come di tutti noi: a cosa è servito? Ed a farsi strada sempre più è che quelle morti siano state vane, inutili”. (Segue articolo). – Il 18 novembre 2003 in Italia fu lutto nazionale; Roma dava l’ultimo saluto, in funerali di Stato, alle vittime dell’attentato a Nassiriya avvenuto 6 giorni prima, il 12 novembre, alle ore 10,40 locali (le 8,40 in Italia).

Un camion guidato da due terroristi esplose all’ingresso di base Maestrale, devastando la palazzina prima adibita a Camera di Commercio della città irachena, uccidendo 19 italiani e 9 iracheni e facendo una sessantina di feriti.

Le vittime italiane furono: i Carabinieri Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte; Giovanni Cavallaro, sottotenente; Giuseppe Coletta, brigadiere; Andrea Filippa, appuntato; Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente; Daniele Ghione, maresciallo capo; Horacio Majorana, appuntato; Ivan Ghitti, brigadiere; Domenico Intravaia, vicebrigadiere; Filippo Merlino, sottotenente; Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte; Alfonso Trincone, Maresciallo aiutante;

i militari dell’esercito italiano: Massimo Ficuciello, capitano; Silvio Olla, maresciallo capo; Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore; Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto; Pietro Petrucci, caporal maggiore; i civili: Marco Beci, cooperatore internazionale; Stefano Rolla, regista.

Dopo il ricordo di queste persone andiamo in Afghanistan dove sono 53 i soldati italiani morti, militari partiti non per ‘fare la guerra’ ma per portare pace, democrazia e libertà in un Paese che era stretto nella morsa di un regime teocratico. Retorica? Per nulla.

Basta ascoltare le parole di chi ha perso un marito, un figlio, un padre, un fratello per comprendere fino in fondo come fosse forte la motivazione di chi partiva per quel Paese.  L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilgazzettinonuovo.it/76443-2/

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