Roma, 07 Set 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Paolo Mauri – La politica è tornata a pensare con maggiore decisione alla possibilità di dotarsi di uno “strumento difesa” comunitario. (Segue articolo). – Il drammatico epilogo della guerra in Afghanistan ha riaperto una frattura in seno alla Nato che sembrava essere stata chiusa dall’avvento di Joe Biden alla Casa Bianca. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, infatti, si era prefissato di abbandonare l’unilateralismo trumpiano per ricominciare a dialogare con gli Alleati europei in forza di un rinnovato – ed idealmente rinvigorito – approccio multilaterale.
In realtà, alla sua prima vera prova, questa postura decisionale è stata messa da parte: l’evacuazione di Kabul ha infatti colto di sorpresa gli altri Paesi della Nato, che sono stati messi al corrente delle decisioni statunitensi quando già “gli elicotteri americani volavano sopra le loro teste”.
La stessa operazione di evacuazione dei collaboratori, così come il ponte aereo dalla capitale afghana, sono state “filtrate” dagli Stati Uniti in forza degli accordi di Doha, siglati coi talebani a febbraio del 2020.
La gestione fortemente accentrata dell’evacuazione, soprattutto i primi giorni, ha causato forti attriti tra gli Stati Uniti e quegli alleati che avevano i loro contingenti in Afghanistan, e come diretta conseguenza in Europa, o meglio nei Paesi dell’Unione europea, la politica è tornata a pensare con maggiore decisione alla possibilità di dotarsi di uno “strumento difesa” comunitario.
Molto recentemente anche in Italia, Paese tra gli alleati più fedeli agli Usa, le massime cariche politiche hanno espresso l’esigenza che l’Ue si doti di una politica estera e di sicurezza comune. L’articolo completo prosegue qui >>> https://it.insideover.com/difesa/i-numeri-dellesercito-europeo.html