… Il bello (si fa per dire) di essere militari!

     

 

 

 

 

 

Il titolo nasce spontaneo dopo aver udito lo sconcerto provato da quella parte di popolo con le stellette (e non sono pochi) comandato a prestare servizio all’estero presso Organismi Internazionali o Comandi NATO. Anche per loro, a quanto pare, la scure del disinteresse colpisce duro.

Ma partiamo dall’inizio. Il decreto legge 113 dell’ottobre 2018 (cd. Decreto Sicurezza) ha introdotto, tra le tante, alcune norme al Codice della Strada tese a prevenire e sanzionare i “furbetti” che circolavano nel nostro paese a bordo di auto con targa straniera così da eludere bollo e ciò che ne consegue. In particolare, l’art. 93 CDS prevede il “divieto di circolazione per i residenti in Italia da più di 60 giorni con veicoli immatricolati all’estero”, pena sanzioni amministrative pesantissime e l’immediato fermo amministrativo dell’auto (un “sequestro cautelare” poi esecutivo).

Ma che c’azzeccano con tale disposizione i nostri militari… qualcuno potrà dire!?

C’entrano e come!

Il personale su citato, nonostante la loro permanenza presso sedi estere si estenda per diversi anni, deve mantenere la residenza in Italia. Tuttavia, è altresì obbligato a rispettare le leggi imposte dai paesi in cui operano e quindi, per ciò che riguarda il caso di specie, a sostituire le targhe dei propri automezzi. Tutto ciò comporta dei disagi: affrontare la burocrazia del luogo, pagare ulteriori tasse di circolazione, sottoporre l’auto a ispezione e così via, ma queste sono le leggi, e le leggi vanno rispettate.

Ebbene, ciò che ha dell’incredibile e che ci ha fatto sobbalzare dalla sedia è scoprire ciò che sta accadendo nella realtà, specie in questi ultimi tempi di avvio del periodo estivo. Ossia che a seguito di normali controlli effettuati su auto guidate da questi militari che tornano nel loro amato paese taluni addetti alla pubblica sicurezza hanno proceduto a multarli e a sequestrare le loro auto, a nulla valendo i tentativi di spiegazione perpetrati dagli interessati. Insomma, caso fantozziano dalla classica ispirazione del cornuto, mazziato e cacciato di casa.

Beh, certo che questi soggetti delle forze dell’ordine potevano ben evitare di procedere con l’applicare una norma che nella fattispecie risulta manifestamente inapplicabile, ma non è questo il punto che ci preme evidenziare.

Ciò che fa rabbia, a sentire i diretti interessati, è la totale assenza di intervento risolutivo su una questione talmente semplice da definire che è inevitabilmente sfociata nel paradossale.

Tutti conoscono la questione, le istituzioni politiche, quelle militari, sociali, gli stessi Ministeri della Difesa e Interno che si mostrano assenti, lontani… un non problema.

Sono trascorsi mesi, mesi e mesi. Nel frattempo ci sono militari, spesso con familiari al seguito, costretti a subire questa odissea, e chissà quanti altri ve ne saranno se non si interviene immediatamente.

Per la presente questione fu anche presentata una interrogazione parlamentare lo scorso aprile (Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-01575. Sen. Gasparri – Al Ministro dell’Interno) alla quale non è stata fornita alcuna risposta. Perché questo atteggiamento di scarsa sufficienza dei Dicasteri? E le Rappresentanze Militari cosa hanno fatto per porre fine a tale ingiustizia? I neo costituiti Sindacati dei militari, in particolare, come hanno affrontato il problema? Assenti giustificati? Non sapevano? Poco credibile. Davvero non erano a conoscenza del problema? Allora è ancora più grave!

Ne ha parlato anche la stampa, talvolta con ironia interpretando la vicenda come bizzarra (vedasi articolo riproposto su www.forzearmate.org: Targhe estere: il decreto Sicurezza nasconde una beffa per militari. La caccia ai “furbetti” sbaglia mira e colpisce i militari all’estero).

Eppure la soluzione sembra così semplice. Basterebbe una circolare, una disposizione, una letterina, piccola piccola che inserisca una deroga al divieto per chi si trova in tale condizione, così come fatto per altre categorie di lavoratori. Come accaduto anche recentemente per i frontalieri, quelli immigrati, pure stagionali. Per questi ultimi è bastato un politico locale, nel Trentino, problema risolto (www.ladige.it: Targhe estere: dopo le proteste dietrofront per non vessare gli stagionali e gli immigrati).

Anche la Circolare del Ministero dell’Interno del gennaio 2019 (leggasi sei mesi fa) aveva richiamato la particolare condizione di questi militari evidenziando appunto la necessità di emanare nuove istruzioni per escludere dai vincoli di legge anche questa categoria.

Niente da fare, ad oggi nulla di fatto. Può darsi che nel momento in cui leggete questo scritto qualche militare stia subendo l’onta del sequestro, come se fosse una persona dedita a truffare il proprio paese. Imbarazzante. Tornare in patria per esservi costretti perché a fine mandato o anche semplicemente per raggiungere i propri cari e sentirsi “terrorizzati” alla vista di un posto di blocco, di una divisa, al pari di un malfattore, un delinquente, quello vero, deve essere davvero frustrante. Rappresentano l’Italia fuori dai confini nazionali ma se si permettono di rientrare nel proprio paese in auto son guai! Raramente abbiamo assistito a qualcosa di tanto paradossale.

Lo stesso oggetto del Decreto Sicurezza è indirizzato specificamente verso la protezione internazionale, l’immigrazione, la sicurezza pubblica, il contrasto alla criminalità organizzata

Quindi i criminali sono i militari all’estero?

E’ evidente il sarcasmo nella domanda, ma chi facilita certe battute non sono certamente i militari, essi oggi la parte debole, la più debole.

Ciò che giunge in redazione è il desiderio di voler dire basta. Attendono in silenzio, come solito fare, per il dovere intrinseco che li contraddistingue, ma ora reclamano risposte, e ne hanno tutto il diritto, eccome.

Sembrava che con il Decreto Sicurezza-bis finalmente si giungesse a soluzione; in ritardo, tanto ritardo, ma problema risolto.

E invece no, risulta che un apposito emendamento per risolvere la questione sia stato dichiarato inammissibile. Approvati alcuni riguardanti le Forze di Polizia, bocciati quelli riguardanti i militari. Perché? Per quale motivo sono stati stoppati questi emendamenti che agivano a loro tutela? Eppure sembravano così logici, così opportuni, così giusti. Ma cosa sta accadendo in questo paese? Nelle occasioni in cui si nomina il personale militare chiunque si riempie la bocca, e ne ha ben donde. Ma poi nei fatti?

Da una parte i figli. Dall’altra i figliastri, gli esclusi, quelli scontati, è questa la percezione.

D’altronde chi indossa una divisa è ben addestrato a combattere in battaglia, anche la più dura, ma non sa difendersi dalle battaglie politiche, quelle si subiscono, da sempre.

Ed è chiaro che il problema non riguarda i militari all’estero, i partecipanti a Strade Sicure o coloro inviati a spalare e controllare la monnezza. Qui è la figura del “militare” in genere ad essere in gioco, che appare sempre più relegata nelle retrovie dell’apparato statuale. Ed il caso di cui vi abbiamo parlato rappresenta l’ennesima riprova del mancato interesse nei confronti di questi cittadini, della loro vita professionale, dei loro sacrifici. Manca a quanto pare la consapevolezza che esiste anche una vita privata dietro quell’uniforme, spesso molto più dura e complicata rispetto ai “comuni” lavoratori.

Ciò che traspare dalla presente vicenda, insomma, è quanto questi professionisti, ancora una volta, si sentano considerati come se fossero gli ultimi degli ultimi. E si rischia davvero che non ci credano più, di fargli perdere le motivazioni, gli stimoli, proprio quegli elementi fondamentali e necessari per operare, in qualunque situazione.

… Posto di blocco, controllo documenti, conferma da parte della Centrale Operativa che il soggetto risiede da più di 60 giorni in Italia e… verbale, sanzione che può giungere fino a 2.800 Euro (è ciò che prevede la legge), fermo amministrativo dell’auto che da quel momento non potrà più circolare e, in taluni casi, sequestro immediato… Giù le valigie, le scorte, gli effetti personali, i regali, smonta tutto. Poggia sulla strada, assieme ai propri cari, sotto il sole cocente o sotto le intemperie. I bambini che piangono, strillano, controlla, è un problema… e il Paese che rappresenti ti risponde: <<Arrangiati… è un problema tuo!>>.

Non è la trama di un film del compianto Alberto Sordi, né la fantasia di un cantastorie. E’ un reality, siamo in diretta.

Per evitare di essere tra gli attori protagonisti non rimane che una soluzione: non partire, rinunciare, nascondersi, non farsi vedere. E attendere, aspettare che finalmente qualcuno si accorga di te e che ti dedichi un’ora, pochi miseri minuti, quanti bastano per scrivere due semplici righe e far svanire ogni incubo.

Per chi invece vi è costretto non può far altro che pregare.. e sperare che non venga mai sottoposto a controlli. Oppure augurarsi di incontrare operatori della sicurezza muniti di buon senso e che comprendano che di fronte non hanno un mascalzone, ma solo un uomo o una donna con l’unica colpa di aver ottemperato alle leggi.

La redazione

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