Il bivio strategico della Difesa italiana

Roma, 22 Feb 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giuseppe Ligure – Leggiamo di seguito. – La nostra Difesa sembra avvolta da una nebbia fitta da tempo, con grosse difficoltà ad uscirne e procede a lento moto sempre più verso una atomizzazione della propria struttura, con un più deficitario sostentamento, mentre la sofferenza nei ranghi si fa sempre più acuta e irreversibile per la carenza di risorse economiche e di uomini adeguate, e la visione geopolitica oscilla fra forme conservative di “containment” e quelle del ritiro o della rinuncia.

Sembrano prevalere obiettivi di corto respiro e di piccolo cabotaggio sul piano militare con una partecipazione sempre più retriva e limitata alle missioni internazionali, a fronte invece di un rilevante impiego di quei “professionisti” in compiti ancillari di “presenza figurata” nei vari angoli delle strade metropolitane: su 14000 militari operativi impiegati attualmente nei vari fronti, il 50%, cioè circa 7000 svolgono compiti che con la Difesa ci azzeccano poco e non si può certo affermare che siamo in emergenza continua.

Quell’impiego balzano è sintomatico di una commistione di ruoli e compiti istituzionali e richiede, insieme ad altre questioni non meno rilevanti, non certo e non solo dichiarazioni conservative e retoriche alla stregua di quelle fatte dal neo-Capo della Difesa nella recente audizione alle Commissioni Camera e Senato che auspica un fumoso “sistema di sicurezza nazionale”, mentre a priori appare necessario compiere, con pragmatismo e concretezza, una disamina sul piano geostrategico per definire ed indicare prima le priorità della Difesa nel suo ambito per “l’interesse generale” del Paese. L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.liberoreporter.it/2019/02/primo-piano/il-bivio-strategico-della-difesa-italiana-fra-incertezze-parossismi-e-marittimita.html

 

 

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