Medicina combat: non si sa mai…

Roma, 18 Apr 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giusy Federici – “Guarda che non posso correre molto, ho mal di schiena…”. “Sono affari tuoi!”. Che tradotto, vuol dire: “Se inizi l’esercitazione la porti a termine come tutti gli altri, altrimenti rimani da una parte e guardi”. È giusto. Allora ti fai passare ogni incertezza e corri anche tu, con un fucile in mano, avanzando con lentezza, tra soldati veri e sanitari militari. In quel momento non ti senti più un pesce fuor d’acqua ma ti rendi conto che sei parte integrante di un gruppo, dopo due giorni di condivisione intensa siamo una squadra unica, unita. Camminiamo con attenzione nell’erba, in fila sfalsata: se un cecchino dovesse prenderci di mira, non ci troverebbe tutti sulla stessa traiettoria, non farebbe strike come con i birilli al bowling. Ci guardiamo comunque intorno. C’è tensione. All’improvviso, cominciano a spararci addosso, non capiamo bene da dove, ma siamo decisamente under fire. Ci si abbassa, si corre al riparo ma qualcuno viene ferito. Nessuno va lasciato indietro e allora quel ferito viene preso e trascinato via, in un luogo riparato, sperando che possa camminare. Non accade, quindi è sollevato di peso, tra le pallottole che fischiano intorno e il fango dove si affonda. Finalmente, adagiato a terra, viene controllato: dove è stato ferito? anche sotto il giubbotto antiproiettile? e con quale gravità? Gli vengono fornite le prime cure. Bisogna far presto. Intanto i cecchini continuano a sparare nella nostra direzione e l’elicottero che deve venire a prenderci, se non c’è un minimo di sicurezza, non atterrerà. Il luogo dove ci siamo momentaneamente rifugiati non è sicuro. Tutti urlano.  L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.difesaonline.it/mondo-militare/medicina-combat-non-si-sa-mai

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