Roma, 24 Set 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Walter Raleigh – Trattasi di esseri umani, di coloro che, indossando un’uniforme, rappresentano l’elemento onnipresente dell’organizzazione. (Segue articolo). – Il mondo militare è quanto di più complicato si possa immaginare; è un sentore che si può cogliere già nella differenza degli sguardi di chi ha le stellette da tempo, e di chi le vorrebbe indossare.
Uno degli aspetti più complessi sta proprio nella motivazione, o meglio in quella che dovrebbe essere una vocazione, termine sacerdotale che tuttavia, nel migliore dei casi, si attaglia ai reclutamenti solo con una pallida approssimazione; tra gli arruolati, chi regge meglio stress e delusioni non sono coloro che hanno profonde idealità, subito delusi, ma quelli che guardano alle contingenze con pragmatico realismo.
Intendiamoci, non si può vivere di romanticismi, ma certo la carenza di aspirazioni più astratte non può non incidere, specialmente quando si rivestono incarichi di comando, e si decide della sorte e della vita di persone.
Con i fanti una volta si poteva anche scherzare, con i santi no: come cambiano le cose! I termini proverbiali sono drasticamente mutati, e le certezze di un tempo hanno lasciato il passo a labilità ed insicurezze che non possono non lasciare il segno.
Diciamoci la verità: i militari, in ogni latitudine, non hanno mai goduto di particolari affezioni popolari. Guardiamo al nostro Paese: una volta unito si è a lungo identificato nella lanterna dei Carabinieri che, sia in pace che in guerra, rappresentava un’imposizione, una disciplina cui sottoporre i coscritti che, da Lissa in poi, se invece avessero potuto scegliere liberamente, avrebbero magari optato per continuare la loro esistenza di pescatori, contadini, borghesi; L’articolo completo prosegue qui >>> http://www.difesaonline.it/evidenza/punti-di-vista/militari-la-solita-ordinaria-follia