Perché investire sulla Difesa europea

Roma, 24 Ott 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Stefano Vespa – Leggiamo il testo di seguito. – È fondamentale investire in ricerca e sviluppo per la Difesa comune europea, l’Ue e la Nato devono collaborare anche se parlano ancora linguaggi diversi, l’Italia ha eccellenze industriali e l’interesse ad aumentare l’export e l’occupazione, grandi speranze sono riposte nel Fondo europeo per la Difesa e, alla fine di tutto, l’obiettivo è proteggere di più i cittadini.

Si è volato alto nel convegno su “Ricerca e sviluppo per una comune Difesa europea”, nell’ambito del Festival della diplomazia e organizzato in collaborazione con il Cesi, il Centro studi internazionali, nel quale, però, è stata la politica a essere poco chiara perché i due rappresentanti del Movimento 5 Stelle nel volare alto anch’essi non hanno dissipato i dubbi sulle reali strategie perseguite: il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco D’Uva, per esempio ha sostenuto la necessità di investire in ricerca e sviluppo “per la vita di tutti i giorni”, inducendo chi ascoltava a pensare a un uso delle Forze armate sempre più in ambito civile, l’ormai famoso “dual use”. Ma forse il cronista ha capito male.

Eppure Andrea Margelletti, presidente del Cesi, era stato chiaro nell’introduzione: “Non siamo niente se non siamo in grado di difenderci” e, successivamente, “se non saremo più in grado di fare delle cose, le faranno altri”.

Luca Franchetti Pardo, ambasciatore presso il Comitato politico e di sicurezza dell’Unione europea, ha ricordato i numeri impietosi nel rapporto con gli Stati Uniti che investono il doppio dei 227 miliardi di dollari impegnati dagli europei, così come per esempio gli Stati dell’Unione hanno 178 diversi tipi di armi rispetto ai 30 americani o 17 carri armati rispetto all’unico a stelle e strisce. L’articolo completo prosegue qui >>> https://formiche.net/2018/10/accordo-difesa-comune-europea-ma-i-tagli-del-governo-indeboliscono-italia/

 

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