Sicurezza: Quelle ambasciate indifese e senza soldi. Così i servitori dello Stato sono a rischio

Roma, 01 Mar 2021 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Fausto Biloslavo – Il livello di sicurezza della nostra ambasciata in Congo si è ridimensionato negli anni. Dal 2014 ci sono solo 2 operatori di scorta, prima erano in 4 e prima ancora il reggimento Tuscania aveva 8 uomini. (Segue articolo). – L’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo, aveva chiesto nel 2018 alla Farnesina di raddoppiare la scorta di carabinieri da due a quattro, ma gli hanno risposto picche.

«É anche arrivato a Kinshasa (la capitale congolese, nda) un’ispettore del ministero degli Esteri da Roma, ma ha fatto subito capire che per problemi economici non si sarebbe fatto nulla» spiega una fonte del Giornale.

La punta di un iceberg della mancanza di fondi, lungaggini burocratiche e scarsa attenzione alle ambasciate «dimenticate» come quella in Congo. «In Venezuela abbiamo avuto una montagna di problemi a fare arrivare le nostri armi nel paese, che è tutt’altro che sicuro» racconta una fonte dell’Arma.

Come in Congo i carabinieri addetti alla sicurezza sono pochi: appena 5 divisi fra l’ambasciata ed i consolati. «Nei Paesi a medio rischio come il Pakistan o l’Arabia Saudita bisogna arrangiarsi – spiega la fonte – La protezione spesso non è adeguata. E abbiamo trovato pure giubbotti anti proiettili talvolta scaduti e comunque non i migliori».

Le ambasciate ad alto rischio a Tripoli, Baghdad e Kabul hanno scorte poderose. «In Iraq c’è una ventina di uomini e un’altra decina in appoggio di vigilanza. Oltre a tutti gli assetti americani sul terreno. In Congo, al contrario, vai da solo nella foresta» spiega un’altra fonte che è stata in prima linea. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilgiornale.it/news/politica/quelle-ambasciate-indifese-e-senza-soldi-cos-i-servitori-1927191.html

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