Roma, 13 novembre 2022 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – La missione strade sicure, forse la più importante dell’esercito italiano, pone interrogativi per i militari impiegati, approfondiamo.
L’operazione venne stabilita con il decreto legge n.92 del 23 maggio 2008 e successivamente convertito in legge il 24 luglio successivo. È stata poi prorogata fino al 30 giugno 2015, (con un aumento degli organici dell’Esercito impiegati da 3.000 a 4.500 soldati e di 600 per Expo 2015), successivamente, fino al 31 dicembre dello stesso anno, per poi essere ulteriormente prorogata per gli anni successivi.
Insomma, a 14 anni dal suo inizio, “Strade Sicure” non sembrerebbe ancora giunta al termine.
Tuttavia, l’impiego dell’Esercito a supporto delle forze dell’ordine (con tutte le sue perplessità) non è certo una novità per lo Stato italiano ma affonda le sue radici nel XIX secolo, ovvero fin dai primi anni dell’unificazione nazionale. Tra il 1861 e il 1865, il Regio Esercito impegnò circa 120.000 uomini nelle operazioni di controguerriglia finalizzate allo sradicamento nel Meridione del fenomeno del brigantaggio. A quest’ultimo andava aggiunta anche la criminalità organizzata (mafia e camorra) contro i quali gli altri Poteri dello Stato si dimostravano (già allora, ndd) impotenti, poco efficienti e, spesso, conniventi.
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