Stragi e depistaggi: Cosa resta da fare. Intervento di Roberto Scarpinato, magistrato antimafia

Palermo, 17 Feb 2022 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – (Fonte ilfattoquotidiano) – di Roberto Scarpinato – “Ho avuto l’onore di lavorare con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di essere testimone del loro progressivo isolamento e della loro discesa agli inferi senza ritorno”. (Segue articolo). – Ho vissuto la mia esperienza in magistratura in un’epoca tragica della storia d’Italia segnata da una sequenza ininterrotta di omicidi politici e di stragi che non ha uguali in nessun altro Paese europeo di democrazia avanzata, e che ha falcidiato tante vittime innocenti insieme ad alcuni degli uomini migliori del nostro Paese.

Decisi di trasferirmi a Palermo nel 1988 perché in quel tempo era una trincea avanzata ove era in corso un corpo a corpo tra una esigua avanguardia di uomini dello Stato che si stavano spingendo laddove nessuno aveva mai osato, e poteri criminali – di cui la mafia militare era solo la componente più visibile e appariscente – che reagivano con furia omicida e con sotterranee manovre di Palazzo per fermarli.

Ho avuto l’onore di lavorare con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di essere testimone del loro progressivo isolamento e della loro discesa agli inferi senza ritorno. Dopo che Falcone decise di andare via da Palermo perché gli veniva impedito di svolgere le indagini sui livelli dei poteri criminali superiori alla mafia militare, che egli aveva individuato e che non a caso aveva definito “menti raffinatissime”, coniando l’espressione “gioco grande” per definire l’occulto gioco di potere che si celava dietro tanti delitti eccellenti, decisi di andare via dalla Procura di Palermo e feci domanda di trasferimento in altro ufficio. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/87978-stragi-e-depistaggi-cosa-resta-da-fare.html

 

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