Sviluppi della crisi libica: Intervista all’ammiraglio Di Paola

Roma, 23 Gen 2020 – (Pubblichiamo un estratto della seguente intervista da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Stefano Vespa – Si parla anche dl un possibile rilancio della missione Sophia soprattutto come una presenza politica dell’Unione europea. Segue. – “Una missione di Osservatori in Libia è meglio di niente se non è possibile avviarne una più consistente com’è per esempio l’Unifil in Libano e comunque la valutazione delle parti in causa è indispensabile.

Naturalmente poi dipende da chi la organizza e dal numero degli osservatori”. L’ammiraglio Giampaolo Di Paola, già ministro della Difesa dopo essere stato presidente del Comitato militare della Nato e capo di Stato maggiore della Difesa, è realista nel commentare gli sviluppi della crisi libica e considera il possibile rilancio della missione Sophia soprattutto come una presenza politica dell’Unione europea.

Ammiraglio Di Paola, sembra che una missione in Libia possa essere solo di osservatori perché le parti in causa non vogliono militari. Che utilità possono avere e che regole d’ingaggio sarebbero necessarie?

Qualunque missione è sottoposta alle valutazione delle due parti in causa, quindi di Fayez al-Sarraj e di Khalifa Haftar, valutazione indispensabile per avere il via libera dalle Nazioni Unite o dell’Unione europea.

Una missione più sostanziale, per capirci come l’Unifil in Libano, darebbe maggiori garanzie: se questo non è possibile, quella degli Osservatori è meglio di niente perché, oltre a osservare e riferire, avrebbe comunque una funzione deterrente.

Su quali numeri si può ragionare? C’è grande differenza tra poche unità e un gruppo di una certa consistenza. Pur non essendo forze combattenti, devono avere la capacità di autodifesa. L’intervista completa prosegue qui >>> https://formiche.net/2020/01/osservatori-libia-numeri-regole/

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