Analisi dell’economista Giuseppe Pennisi su pensioni e spread

Roma, 22 Ago 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giuseppe Pennisi – L’ipotesi di un progetto di contributo triennale di solidarietà è ammissibile solo in caso di grave crisi finanziaria: segue analisi dell’economista Giuseppe Pennisi. (Di seguito l’articolo). –  La mattina del 18 agosto, la prima notizia finanziaria che gli italiani hanno letto è parsa avere il sapore di un paradosso: debito pubblico in calo, ma investitori stranieri in fuga dai nostri titoli di Stato e spread in aumento.

L’apparente paradosso è in parte spiegato dalla tragedia del Ponte Morandi a Genova e dalle reazioni di molte parti in causa, non sempre ispirate alla dovuta compostezza nella gravità del momento.

C’è, però, una determinante che innervosiva cittadini, operatori ed investitori, e muoveva lo spread al rialzo, prima della tragedia di Genova: il modo caotico, per utilizzare un vocabolo gentile, con cui l’esecutivo sta gestendo il tema delle pensioni.

Un tema caldissimo in un Paese con 18 milioni di pensionati, di cui 14 milioni con trattamenti ‘previdenziali’ (ossia collegati, in un modo o nell’altro, a lavoro effettuato e a contributi versati) e 4 milioni con trattamenti puramente assistenziali, come le ‘pensioni sociali’ introdotte negli anni Settanta del secolo scorso e che, in base alla riforma del 1995, dovrebbero più appropriatamente essere chiamate ‘assegni sociali’ a carico quindi della fiscalità generale anche se, per comodità, erogate tramite l’INPS.

Ricapitoliamo schematicamente i passaggi principali. Durante la campagna elettorale, la Lega ed il M5S avevano, in materia previdenziale, priorità differenti che rispecchiavano abbastanza fedelmente i ‘blocchi sociali’ di riferimento. L’articolo completo prosegue qui >>> http://formiche.net/2018/08/spread-pensioni/

 

 

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