Catania, 24 Dic 2019 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Maurizio Caprara – Due aerei senza pilota già sulla pista, altri tre nel 2020. Segue. – Possono volare a 18 chilometri dal suolo, quasi il doppio rispetto agli aerei di linea. Talmente in alto da essere indifferenti al maltempo, se non nelle fasi di decollo e atterraggio, perché a quella quota è sempre sereno.
La presenza di perturbazioni atmosferiche al di sotto della rotta non li ostacola nella visuale verso terra: i segnali radar inviati per capire che cosa succede sulla superficie terrestre o su mari attraversano le nuvole.
Riescono a vedere fino a duecento chilometri di distanza dal punto di volo, una lunghezza pari all’incirca al percorso tra Roma e Napoli e in linea d’aria maggiore.
Vengono definiti aerei senza pilota, ma è una mezza verità. Il pilota non si trova a bordo, eppure lo hanno e non è per niente superfluo.
I «Nato Rq-4D Phoenix», e soprattutto il sistema di ricognizione e valutazione di cui fanno parte, costituiscono una delle punte avanzate della quale sta per servirsi la Nato mentre è in corso una competizione di portata storica: la gara tra un Occidente al quale è indispensabile mantenere un primato tecnologico in campo militare e nuove potenze mondiali, innanzitutto la Cina, interessate a sottrargli questa supremazia.
Una competizione dalla quale dipenderanno sia la nostra sicurezza sia la capacità di influenza politica della parte di mondo a cui apparteniamo, purché nel frattempo essa non perda coesione.
La base degli aerei a pilotaggio remoto Rq-4D della Nato sta prendendo corpo – materialmente, non solo metaforicamente – a Sigonella, provincia di Catania. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.corriere.it/esteri/19_dicembre_21/dove-volanoi-droni-nato-386f69ec-242e-11ea-8330-496805e4bde5.shtml?refresh_ce-cp