Caso Cervia: Così lo Stato negò la verità alla famiglia

Roma, 17 Nov 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Giovanna Trinchella – Leggiamo di seguito. – Dopo la decisione del ministero della Difesa di ritirare il ricorso contro la sentenza del giudice di Roma, che riconosceva che lo Stato aveva leso il diritto alla verità della famiglia Davide Cervia, pubblichiamo l’articolo di FqMillennium presente nel numero di aprile

ESTATE 1990. In carica c’è il sesto governo Andreotti e il Presidente della Repubblica è Francesco Cossiga. Gli occhi del mondo sono puntati sul Kuwait invaso dall’Iraq e quelli dell’Italia su un appartamento romano di via Poma dove una ragazza è stata uccisa.

Davide Cervia, ex sergente della Marina esperto di guerra elettronica, uno dei pochi militari titolari del nulla osta della sicurezza Nato, non rientra a casa. Da quel 12 settembre di lui si perde traccia e solo il 15 gennaio 2018, 28 anni dopo, il giudice di Roma Maria Rosaria Covelli riconosce che il ministero della Difesa «ha leso il diritto della famiglia alla verità» violando ben quattro articoli della nostra Carta costituzionale.

Aveva l’obbligo «di mettere a disposizione dei familiari e degli inquirenti (cui fu detto che Cervia era un elettricista senza competenze che potessero essere appetibili dai Paesi stranieri, ndr) ogni elemento e dato esatto e completo».

Invece «i comportamenti omissivi e negligenti da parte di articolazioni della Marina Militare si sono protratti per un lungo periodo di tempo. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/15/davide-cervia-cronaca-di-un-depistaggio-cosi-lo-stato-nego-la-verita-alla-famiglia/4765403/

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