Roma, 31 ottobre 2024 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – Per i principali sindacati italiani, i rinnovi dei contratti devono coprire per intero gli aumenti di inflazione che si è attestata al 16.7%, gli aumenti proposti sono troppo pochi.
E’ diviso il sindacato dei lavoratori del pubblico impiego su come debba chiudersi la tornata contrattuale 2022-2024. Le sigle sindacali che rappresentano i lavoratori dei comparti pubblici sono diverse, ma quel che più si nota sono le divisioni tra le principali rappresentanze sindacali: Fp-Cgil e Fp-Cisl.
“Gli aumenti stipendiali devono recuperare l’inflazione al 16,5%”
Per la federazione aderente alla Cgil non basta il 5,78% stanziato dal Governo, in questo modo il recupero dell’inflazione che ha ridotto il potere di acquisto dei lavoratori non ci sarebbe. Sul punto si è espresso anche il Segretario generale Cgil Maurizio Landini aprendo una fase di mobilitazione.
D’altronde, scrive Fp Cgil, è la stessa ARAN che conferma “quanto noi andiamo dicendo ormai da mesi: con le precedenti tornate contrattuali abbiamo più che recuperato quanto perso a causa dell’inflazione, +3,48% nel triennio 2016-2018 a fronte di un’inflazione nello stesso periodo dell’1,8%; nel triennio 2019-2021 +4,07% a fronte di un’inflazione nello stesso periodo del 2,2%”. Insomma se in passato il recupero del potere d’acquisto c’è stato, anche con un superamento degli importi, adesso che l’inflazione ha mostrato i muscoli, il Governo si tira indietro. E questo non è accettabile.
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