Roma, 20 Set 2018 – (Pubblichiamo un estratto del seguente articolo da leggere nella sua completezza collegandosi al link indicato a fine paragrafo) – di Luca Iezzi – Vediamo di seguito di cosa si tratta. Segue. – Con parecchio ritardo, ma siamo arrivati al nocciolo. Il progetto di apertura di due vessel nelle ex centrali di Trino e del Garigliano ha superato ieri l’esame dall’Aiea, organo delle Nazioni Unite per la sicurezza nucleare.
Trino fu fermata nel 1987 e Garigliano addirittura nel 1980, quando il terremoto dell’Irpinia ne rese non sicuro l’utilizzo. E’ la prima volta che la Sogin, la spa del Tesoro incaricata della demolizione e della tenuta in sicurezza del nostro parco nucleare, arriva ad attaccare il cuore di una centrale, un’operazione non particolarmente costosa (175 milioni per entrambi gli interventi) ma molto delicata e lunga (9-10 anni).
Il via libera dell’Aiea è solamente tecnico, quello operativo deve arrivare dall’Autorità di controllo sul nucleare, la neonata Isin (è operativa dal primo agosto) è questo potrebbe essere l’ennesimo vincolo che per Sogin che negli ultimi 20 anni è ricordata più per gli scandali i ritardi e le faide politiche che per i risultati raggiunti.
Anche se il presidente Marco Ricotti e l’ad Luca Desiata rivendicano un miglioramento in termini operativi e di lotta agli sprechi durante il loro mandato che si chiuderà l’anno prossimo.
Il nodo autorizzazioni. Proprio l’Aiea ha segnalato che il rafforzamento dell’Isin è uno dei punti critici del sistema nucleare italiano. L’Isin è stata scorporata dall’Ispra, da agosto ha una dotazione finanziaria propria (3,8 milioni l’anno dalle bollette elettriche) e una nuova governance, ma è formata da 50 persone, di cui solo 15 tecnici dedicati al nucleare. L’articolo completo prosegue qui >>> https://www.repubblica.it/ambiente/2018/09/17/news/addio_al_nucleare_parte_l_attacco_ai_reattori_di_trino_e_garigliano-206716694/